GLI ALIMENTI MONOPROTEICI NON SONO PIU’ DIGERIBILI E NON PREVENGONO LE INTOLLERANZE
Il termine monoproteico viene usato, a volte impropriamente, per intendere un mangime che contiene una sola fonte proteica, quindi ritenuto sicuro per sospette reazioni allergiche…. Ma facciamo chiarezza!
COSA SI INTENDE CON MONOPROTEICO
Il claim MONOPROTEICO è approvato quando vogliamo sottolineare la presenza di una sola fonte di proteine di origine animale. Tuttavia, gli alimenti commerciali composti da più ingredienti contengono anche fonti di proteine di origine vegetale apportate, appunto, da ingredienti come cereali, verdure o integratori presenti nella formula.
Impropriamente molto spesso si riconosce a questo tipo di alimenti la capacità di non causare reazioni avverse al cibo, come ipersensibilità, intolleranze, o allergie alimentari. Tuttavia, non è sempre così: le molecole verso le quali un animale può sviluppare una reazione sono molteplici e non sempre scegliere di evitare una proteina “incriminata” risolverà il problema.
COME CAPIRE SE C’E’ UN’INTOLLERANZA
L’unico metodo per scongiurare ed eventualmente riparare i danni di una razione avversa al cibo (di qualsiasi origine) è una dieta che viene chiamata “ad esclusione”, che deve essere prescritta e seguita dalla supervisione di un medico veterinario. In seguito per confermare quelle che sono stati i sospetti andrà sostituita con una dieta cosiddetta “provocativa”, che possa quindi evocare eventuali risposte positive o negative da parte del paziente.
Nello specifico, una dieta “ad esclusione” funziona appunto escludendo tutti gli alimenti già assunti dall’animale fino a quel momento, fornendo ingredienti nuovi per il suo sistema immunitario e valutando le risposte che questi creano. Generalmente è bene introdurre ciascuno degli ingredienti lasciando qualche giorno di tempo prima dell’introduzione del successivo. In questo modo è possibile monitorare al meglio le reazioni e attribuirle al giusto “colpevole”.
Molti studi recenti* evidenziano come, invece, la maggior parte delle proteine animali spesso “incriminate” non siano riconosciute come causa di intolleranze ed anche come sia, in termini pratici, difficile stabilirlo attraverso l’utilizzo di diete commerciali monoproteiche, appunto, a causa della presenza di numerosi composti potenzialmente reattivi.
Infatti, non sempre il colpevole di tali reazioni è la singola fonte proteica, molto spesso si tratta più propriamente di intolleranze, dose dipendenti, nei confronti di diverse sostanze che possono essere presenti nell’alimento.
LIMITI DI UNA DIETA MONOPROTEICA
Una dieta monoproteica, protratta per diverso tempo, potrebbe causare carenze, anche nutrizionali di sostanze che vengono addizionate ma risultano chiaramente meno biodisponibili rispetto a quanto lo sarebbero in alimenti freschi ad alto valore nutrizionale.
Si è visto inoltre come, al contrario, una dieta variegata, grazie all’apporto di fonti diverse favorisca: il corretto funzionamento della flora microbica e una adeguata permeabilità di barriera intestinale. Due fattori, questi, chiave per il benessere non solo intestinale ma dell’intero organismo, implicati nello sviluppo di patologie allergiche e infiammatorie.
COME VARIARE CON FACILITA’
Come rendere quindi varia ma anche pratica una dieta? L’utilizzo di alimenti umidi complementari, ad esempio, consente di associare all’alimento principale e completo (generalmente secco, per comodità e praticità) diverse fonti a seconda delle preferenze, che possono variare anche di giorno in giorno o da un pasto all’altro; ma anche l’utilizzo di un alimento commerciale completo composto da diverse fonti che vanno a bilanciare la formula e apportare nutrienti con caratteristiche diverse tra loro, a cui è sempre preferibile affiancare l’utilizzo di alimenti umidi, per un maggiore apporto idrico e di freschezza.
Dr.ssa Alessandra Calini
Medico Veterinario esperto in nutrizione
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
*https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/vde.1